E’ il social del momento, è l’APP oggetto del mistero.
Clubhouse in ordine di tempo è l’ultimo social che sta crescendo con forza e cifre importanti. Si differenzia nella sostanza per i suoi contenuti basati sulla comunicazione verbale. E’ un luogo dove ci si incontra per parlare ma soprattutto lo si fa in diretta: si entra in stanze con un moderatore dove si affrontano argomenti con gruppi di discussione, a volte con un conduttore.
Quello che però dovrebbe colpire di più l’attenzione è la sua vocazione “asociale”, o forse sarebbe giusto definirla: Strategia di Posizionamento.
I social network di solito hanno una forte spinta al coinvolgimento di più utenti possibili con tutti gli strumenti inclusivi conosciuti, cercando di eliminare ogni probabile barriera all’ingresso al fine di far crescere rapidamente gli utilizzatori della piattaforma. Soprattutto perché questo rende facilmente monetizzabile il valore potenziale dell’attività.
Clubhouse invece ha un approccio diverso e si fa notare per questo suo carattere esclusivo a tratti un po’ snob:
- la sua APP attualmente è distribuita solo su sistemi IOS lasciando in attesa la fetta più grande del mercato che naviga su dispositivi Android
- per accedere, non basta scaricare l’APP o creare un account, si entra solo se invitati
- gli inviti che ogni utente può distribuire sono limitati
Questo atteggiamento atipico per un social lo ha fatto percepire tanto diverso da poterlo quasi elevare ad un gradino superiore alle altre piattaforme.
Utilizzando Clubhouse si ha la conferma della giusta strategia di posizionamento: non incontriamo bacheche di utenti basate sull’apparenza e misurate da pollici o faccine, non ci sono album o video, quello che conta sono solo le parole che esprimono i concetti di chi si mette in discussione. Questa modalità di fruizione dei contenuti è sicuramente un punto di discontinuità.
Di certo dietro un nuovo grande player si muovono tante leve, più o meno trasparenti, quindi bisogna essere vigili e misurare con prudenza tutto quello che succede. Gli analisti parlano della tutela della privacy ancora una volta messa in discussione o quanto meno ancora non molto trasparente.